La digitalizzazione degli appalti punterà su cinque «pilastri», ma la vera sfida sarà mettere a regime le banche dati di circa una ventina di soggetti pubblici per farle affluire nella la piattaforma digitale nazionale dei dati (Pdnd).
Questo è quanto si deduce dalla lettura delle schede messe a punto dall’Anac (autorità nazionale anticorruzione), illustrative della parte più innovativa e importante del nuovo codice dei contratti che definiscono il perimetro dell’«ecosistema nazionale di eProcurement» che dovrà essere realizzata il primo gennaio 2024 quando questa parte del codice entrerà in vigore.
I cinque «pilastri» sui quali poggia il sistema sono: l’anagrafe unica delle stazioni appaltanti (Ausa); il casellario informatico dei contratti pubblici; l’ anagrafe degli operatori economici; la nuova piattaforma degli appalti (Npa) e il fascicolo virtuale dell’operatore economico (Fvoe).
Proprio il Fvoe risulta centrale per il funzionamento di tutto il meccanismo di semplificazione delle procedure di gara, dal momento che le stazioni appaltanti dal primo luglio con esso dovranno verificare i requisiti e che gli operatori economici vi dovranno a loro volta «caricare» i dati a loro disposizione.
La messa a regime del sistema vedrà impegnate però molte amministrazioni dal momento che sarà essenziale che siano consultabili, stando soltanto ai dati di competenza del ministero della giustizia e del ministero dell’interno, numerosi atti e banche dati fra cui ad esempio, il casellario integrale, l’anagrafe delle sanzioni amministrative dipendenti da reato, il certificato dei carichi pendenti (dato non centralizzato e non digitalizzato, come ha evidenziato l’Anac), i dati sui rinvii a giudizio anche non definitivi e sui provvedimenti cautelari e di condanna; il certificato di assenza/pendenza di procedure fallimentari rilasciato dai tribunali, la comunicazione antimafia e l’informativa antimafia, l’informativa interdittiva, le White list.
Poi ci sono le banche dati di competenza di due ministeri, quello delle imprese e del Made in Italy; e quello del lavoro; dell’Ispettorato del lavoro, del Cnel, Inarcassa, Cipag e altre casse previdenziali, Agenzia delle Entrate, Unioncamere, Agcm, Banca d’Italia, Inps e Inail, Iaf e altri enti di certificazione/accreditamento.
Una sfida non da poco vista anche la timeline: il primo luglio dovrebbe essere in vigore la qualificazione stazioni appaltanti e da quel momento scatterà la norma che prevede il mancato rilascio del Cig (codice identificativo gara) alle stazioni appaltanti non qualificate.
Successivamente, il primo ottobre 2023 dovrà essere pronto e applicabile regolamento e-forms per pubblicazione Ted.
Infine il primo gennaio 2024 dovrà essere pronto ad entrare in vigore il Sistema nazionale di eProcurement, basato sulla piattaforma nazionale. Dal punto di vista del percorso di attuazione dovrà partire in questi mesi innanzitutto la fase di definizione dei provvedimenti attuativi (processi, dati, modalità, regole tecniche, tempi); poi si passerà allo sviluppo di servizi abilitanti l’ecosistema nazionale di eProcurement esposti attraverso la piattaforma digitale nazionale dei dati. L’ultima fase sarà quella dello sviluppo e dell’integrazione delle piattaforme digitali di approvvigionamento certificate da AgID. Un’impresa non da poco.
Fonte: articolo di ItaliaOggi